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Probiotici e antibiotici: quando assumerli per la salute intestinale

Dott.ssa Silvia Morandi by Dott.ssa Silvia Morandi
in Probiotici e Fermenti Lattici, Salute Generale
Probiotici e antibiotici: quando assumerli per la salute intestinale
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Negli ultimi anni, l’interesse per i probiotici è cresciuto esponenzialmente, con il mercato globale che ha superato i 60 miliardi di dollari nel 2022. Parallelamente, l’uso degli antibiotici rimane centrale nella medicina moderna, ma il loro impiego eccessivo ha portato a preoccupanti fenomeni di resistenza antimicrobica, responsabili di oltre 1,2 milioni di decessi all’anno secondo l’OMS.

L’equilibrio tra l’assunzione di antibiotici e l’integrazione con probiotici è cruciale per preservare la salute del microbiota intestinale, un elemento chiave per il benessere generale. Studi recenti evidenziano come l’uso corretto dei probiotici possa ridurre gli effetti collaterali degli antibiotici, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Questo articolo esplora quando e come assumere questi due strumenti terapeutici, basandosi su evidenze scientifiche e raccomandazioni mediche aggiornate.

Probiotici e antibiotici: quando assumerli

Probiotici e antibiotici influenzano il microbiota intestinale in modi opposti ma complementari. Gli antibiotici, progettati per eliminare i patogeni, possono ridurre anche la diversità microbica benefica, con effetti collaterali come diarrea associata agli antibiotici (DAA), che colpisce fino al 30% dei pazienti secondo studi pubblicati su The Lancet. L’integrazione con probiotici, invece, aiuta a riequilibrare tale diversità.

Tempistiche di assunzione

Gli studi scientifici suggeriscono che i probiotici vadano assunti preferibilmente durante la terapia antibiotica, ma a distanza di almeno 2-3 ore dalla dose di antibiotico. Questo accorgimento riduce il rischio che l’antibiotico distrugga i batteri benefici contenuti nel probiotico.

Durata dell’assunzione

Per massimizzare i benefici, l’assunzione di probiotici dovrebbe continuare anche nei 7-14 giorni successivi alla fine della terapia antibiotica. Un’analisi pubblicata da Cochrane Library riporta che un’uso prolungato diminuisce significativamente l’incidenza della DAA e favorisce un recupero più rapido della funzione intestinale.

Scegliere i probiotici

Non tutti i ceppi batterici hanno la stessa efficacia. Studi su Lactobacillus rhamnosus GG e Saccharomyces boulardii evidenziano la loro capacità di contrastare gli effetti collaterali comuni degli antibiotici. Questi ceppi sono tra i più indicati per migliorare la salute intestinale durante e dopo le terapie antibiotiche.

Utilizzare un approccio mirato nella somministrazione di probiotici, personalizzato in base al tipo di antibiotico e alle condizioni individuali, è essenziale per preservare l’equilibrio del microbiota e promuovere il benessere generale.

Cosa sono i probiotici

I probiotici sono microrganismi vivi che, se assunti in quantità adeguate, apportano benefici alla salute dell’ospite. Appartengono principalmente ai generi Lactobacillus, Bifidobacterium e al lievito Saccharomyces boulardii. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce il loro ruolo nei trattamenti medici, in particolare per supportare il microbiota intestinale.

Funzioni dei probiotici

Promuovono l’equilibrio intestinale. I probiotici contribuiscono a mantenere un equilibrio tra batteri benefici e patogeni nell’intestino, influenzando la digestione e il sistema immunitario.

Aumentano l’assorbimento di nutrienti. Favoriscono l’assimilazione di vitamine del gruppo B, vitamina K e minerali come calcio e ferro.

Producono sostanze antimicrobiche. Liberano composti come batteriocine e acidi grassi a catena corta, ostacolando la proliferazione di batteri nocivi.

Modulano la risposta immunitaria. Stimolano la secrezione di citochine e rafforzano le barriere mucosali, riducendo l’infiammazione. Studi (e.g., Plaza-Diaz et al., 2019) mostrano che ceppi come Lactobacillus rhamnosus GG migliorano la produzione di anticorpi.

Tipi di probiotici

Lactobacillus. Ceppi come Lactobacillus acidophilus migliorano la digestione del lattosio e prevengono infezioni vaginali.

Bifidobacterium. Specie come Bifidobacterium bifidum riducono sintomi gastrointestinali, inclusa la diarrea associata agli antibiotici (DAA).

Saccharomyces boulardii. Questo lievito è efficace nel trattare diarree acute e infezioni da Clostridium difficile, secondo studi clinici pubblicati (McFarland et al., 2010).

Altri microorganismi. Ceppi come Escherichia coli Nissle 1917 supportano condizioni specifiche come la colite ulcerosa.

Cosa sono gli antibiotici

Gli antibiotici sono farmaci utilizzati per combattere infezioni batteriche, agendo direttamente sui microorganismi patogeni per inibirne la crescita o distruggerli. La loro scoperta, attribuita ad Alexander Fleming nel 1928 con la penicillina, ha rivoluzionato la medicina moderna, riducendo drasticamente la mortalità per infezioni batteriche.

Tipi di antibiotici

Gli antibiotici si dividono in base al loro meccanismo di azione e allo spettro d’attività. Tra i più comuni:

  • Antibiotici beta-lattamici: includono penicilline e cefalosporine, efficaci sulla sintesi della parete cellulare batterica. Ad esempio, l’amoxicillina è spesso utilizzata contro infezioni respiratorie.
  • Macrolidi: come azitromicina, interferiscono con la sintesi proteica batterica e sono utili per infezioni delle vie aeree e della cute.
  • Chinoloni: ciprofloxacina è un esempio e agisce interrompendo la replicazione del DNA batterico.
  • Tetracicline: come la doxiciclina, sono utilizzate per infezioni come acne e malattia di Lyme.
  • Aminoglicosidi: streptomicina e gentamicina sono usati per infezioni più gravi come setticemia.

Questi farmaci possono classificarsi ulteriormente come battericidi (che distruggono i batteri) o batteriostatici (che ne impediscono la replicazione), adattandosi alle diverse necessità terapeutiche.

Come funzionano gli antibiotici

Gli antibiotici agiscono interferendo con processi critici per la sopravvivenza dei batteri:

  • Inibizione della sintesi della parete cellulare: bloccano la formazione della parete protettiva delle cellule batteriche, fragile e soggetta alla lisi. La penicillina ne è un esempio chiave.
  • Interferenza con la sintesi proteica: legano i ribosomi batterici, impedendo la produzione di proteine essenziali, come avviene con i macrolidi.
  • Alterazione della sintesi di DNA o RNA: interruzione della divisione cellulare tramite molecole come i chinoloni.
  • Modifica della membrana cellulare: aumentando la permeabilità, distruggono la struttura della membrana, efficace contro batteri difficili.

Diversi studi, tra cui una revisione pubblicata su The Lancet nel 2020, ribadiscono l’efficacia degli antibiotici quando somministrati in modo appropriato, anche nel ridurre complicazioni da infezioni batteriche complesse. Tuttavia, il loro utilizzo deve essere attentamente monitorato per evitare fenomeni di resistenza antibiotica, considerata una delle maggiori crisi sanitarie globali secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Interazione tra probiotici e antibiotici

L’interazione tra probiotici e antibiotici è stata ampiamente studiata negli ultimi decenni, con evidenze che mostrano come i probiotici possano mitigare molti degli effetti avversi causati dagli antibiotici. In particolare, l’assunzione congiunta si è dimostrata utile nel ridurre il rischio di disbiosi intestinale, una condizione comune durante le terapie antibiotiche.

Benefici dell’assunzione congiunta

L’assunzione simultanea di probiotici e antibiotici, con un intervallo di 2-3 ore, aiuta a preservare l’equilibrio del microbiota intestinale. Gli antibiotici riducono la diversità microbica, uccidono batteri benefici e favoriscono la proliferazione di ceppi patogeni come Clostridium difficile. Studi clinici pubblicati su riviste come “World Journal of Gastroenterology” hanno dimostrato che ceppi specifici di probiotici riducono l’incidenza della diarrea associata agli antibiotici (DAA) fino al 51%.

I Lactobacillus rhamnosus GG e Saccharomyces boulardii sono risultati particolarmente efficaci. Lactobacillus rhamnosus GG, per esempio, produce sostanze antimicrobiche che inibiscono la crescita di patogeni, mentre Saccharomyces boulardii agisce ripristinando la funzionalità delle cellule epiteliali intestinali. Entrambi i ceppi supportano il sistema immunitario locale, incrementando la produzione di IgA secretorie.

Rischi e controindicazioni

Nonostante i benefici, l’assunzione di probiotici con antibiotici comporta alcune controindicazioni. In individui immunocompromessi o gravemente malati, i probiotici possono causare complicazioni come infezioni da batteriemia o fungemia, sebbene tali eventi siano rari (<0,001%). È essenziale scegliere formulazioni di alta qualità e considerare la salute generale del paziente prima della somministrazione.

Inoltre, la competizione temporanea tra antibiotico e probiotico può ridurne l’efficacia, motivo per cui è fondamentale rispettare l’intervallo di 2-3 ore tra le due somministrazioni. Ricercatori dell'”American Journal of Clinical Nutrition” suggeriscono che l’assunzione di dosi elevate di probiotici, contenenti ≥10⁹ CFU (unità formanti colonie), aumenta la persistenza dei ceppi nell’intestino.

In sintesi, l’interazione tra probiotici e antibiotici richiede un approccio personalizzato che tenga conto delle necessità individuali e del tipo di terapia in corso per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi.

Quando assumere probiotici in abbinamento agli antibiotici

L’assunzione di probiotici durante una terapia antibiotica supporta la salute intestinale riducendo gli effetti collaterali associati. Studi clinici sottolineano l’efficacia di specifici ceppi batterici, in particolare nel migliorare l’equilibrio del microbiota e ridurre l’incidenza della diarrea associata agli antibiotici (DAA).

Tempistiche ideali

L’assunzione di probiotici richiede un’attenta pianificazione temporale per garantire l’efficacia. È consigliato ingerirli 2-3 ore dopo ogni dose di antibiotici, per minimizzare l’impatto del farmaco sui microrganismi vivi presenti nei probiotici. Secondo uno studio pubblicato nel Journal of Clinical Gastroenterology, questa tempistica riduce il rischio di DAA fino al 51%.

Il trattamento con probiotici dovrebbe proseguire anche dopo la conclusione della terapia antibiotica. Durate di almeno 7-14 giorni si sono dimostrate efficaci nel ristabilire la diversità microbica intestinale, come evidenziato in ricerche scientifiche. Periodi più lunghi possono essere utili in caso di alterazioni persistenti del microbiota.

Dosaggi raccomandati

I dosaggi di probiotici vengono espressi in Unità Formanti Colonia (CFU). Per trattare o prevenire la diarrea associata agli antibiotici, gli esperti indicano dosaggi di 10⁹ – 10¹¹ CFU al giorno, a seconda del ceppo e della durata della terapia.

I ceppi più studiati includono Lactobacillus rhamnosus GG e Saccharomyces boulardii, entrambi documentati nella loro capacità di migliorare la resistenza intestinale e ridurre gli effetti avversi. Dosaggi più alti potrebbero essere utili in contesti di maggiore stress microbiotico, come lunghi cicli di antibiotici o trattamenti ad ampio spettro.

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Dott.ssa Silvia Morandi

Ho 46 anni, dottoressa e appassionata di fitoterapia da sempre. Cresciuta tra le montagne del Trentino, ho imparato a conoscere il potere delle piante grazie alla mia famiglia. Amo unire scienza e natura per migliorare il benessere quotidiano. Qui condivido quello che so, tra esperienze personali e consigli pratici!

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